E’ inutile negarlo, lo stile chitarristico di Alvin Lee mi piace parecchio quindi, quando sento parlare di quella combinazione di rock, anche duro, e blues di classe, tanto in voga in Gran Bretagna nei primi anni ’70, mi balza subito alla mente uno dei gruppi più famosi del genere, i Ten Years After.
La band è nata in Inghilterra nel 1966, ma ha origini più lontane, esattamente nel 1961, quando un trio di nome Jaybyrds, composto dal chitarrista-cantante Alvin Lee, dal bassista Leo Lyons e con Dave Quickmyre alla batteria, proponevano un discreto Rhytm and Blues nei locali di Amburgo, esattamente come avevano fatto l’anno prima i Beatles.
Nel 1965, Quickmyre ha lasciato il posto a Ric Lee, (nessuna parentela con Alvin) e con l’ingresso di un quarto membro, il tastierista Chick Churchill (nessuna parentela con Winston) il gruppo si è evoluto prima nei Blue Byrd e, infine, nei Ten Years After.
Dopo avere firmato un contratto con la Deram, il quartetto ha pubblicato l’omonimo Ten Years After, un disco legato con doppio filo al blues, che riprende brani dei leggendari Sonny Boy Williamson, Al Kooper e Willie Dixon.
Con il live Undead, registrato a Londra per pochi intimi, che contiene le splendida Goin’Home, Spider in My Web e I May Be Wrong But I Won’t Be Wrong Always, il gruppo si è assicurato il successo in madre patria.
Grazie all’incredibile velocità di Alvin Lee alla chitarra poi, la band ha acquisito una buona fama anche negli Stati Uniti, così, nel 1968, i quattro hanno suonato prima memorabili jam con Jimy Hendrix, Janis Joplin e Larry Cryell allo Scene di New York, quindi hanno calcato il palco del Fillmore di San Francisco.
Nel 1969 i Ten Years After hanno prima pubblicato Stonedhenge, dove trovano posto brani quali Going To Try, A Sad Song e gli oltre 8 minuti di No Title, e, pochi mesi più tardi, il terzo album Ssssh, con la splendida cover di Sonny Boy Williamson, Good Morning Little Schoolgirl, ma anche con l’hard rock di Stoned Woman e il blues nostalgico di I Woke Up This Morning.
Il fatto più importante dell’anno, comunque, resta la loro partecipazione al Festival di Woodstock, dove la velocissima versione di Goin’Home ha mandato il pubblico in delirio.
Nel 1970 dall’album Cricklewood Green, ecco un altro singolo di successo: Love Like A Man. Ad essa, personalmente, aggiungo anche la magnifica 50,000 Miles Beneath My Brain.
Sul finire dello stesso anno è uscito anche Watt, contenente altre perle Blues-Rock quali I’m Coming On, She Lies in the Morning e, soprattutto, Sweet Little Sixteen, rifacimento di un famoso brano di Chuck Berry in versione live.
È dell’anno successivo, invece, la loro canzone più popolare I’d Love To Change the World. L’album dal quale è tratta, A Space in Time, ha visto un cambiamento di rotta nel sound della band, che al solito blues ha miscelato il rock psichedelico, genere molto di moda in quel momento. Il lavoro ha concesso maggior risalto alle capacità chitarristiche di Alvin Lee e ha rappresentato la fase più matura per i Ten Years After. Molto bella anche l’opening track One Of These days.
Nel 1972, dopo Alvin Lee and Company, raccolta con inediti e rifacimenti di vecchi classici, e Rock & Roll Music To The World, nel quale citerei Standing at the Station, You Give Me Loving e Choo Choo Mama, i Ten Years After si sono presi una breve pausa e hanno sospeso le frenetiche attività on stage.
Alvin Lee ne ha approfittato per aprire un proprio studio di registrazione, dove ha messo a punto un album con Mylon Lefevre.
Nel 1973 è stato dato alle stampe il doppio Recorded Live, registrato durante le date di Francoforte, Parigi, Rotterdam e Asterdam, mentre nel 1974 il gruppo si è sciolto, anche se l’anno seguente i quattro hanno suonato di nuovo insieme in diverse occasioni.
A quel punto però, i membri della band hanno intrapreso strade separate, ma solo Lee ha continuato a suonare musica di alta qualità, finché, nel 1983, la band è stata brevemente riformata per suonare al Festival di Reading, concerto che si può ascoltare anche su un CD.
Nel 1989 un’altra reunion, con tanto di nuovo lavoro da studio: About Time.
L’ultima apparizione in pubblico del gruppo originale risale al 1994, quando ha preso parte al Eurowoodstock Festival, tenutosi a Budapest.
Nel 2004, con Alvin Lee ormai sempre più solista, gli altri membri della band si sono ritrovati fra di loro, sostituendo il vecchio leader con Joe Gooch, e hanno registrato l’album Now.
Il materiale del tour che ne è seguito è stato utilizzato per il doppio album del 2005, Roadworks.