Le vicende dei Whitesnake sono legate a doppio filo con quella dei Deep Purple, tanto che i primi possono quasi essere considerati come una sorta di emanazione dei secondi. Il tutto, infatti, è cominciato nel luglio del 1976, quando gli autori di Smoke On The Water e Child In Time si sono sciolti. David Coverdale, allora voce del gruppo, ha rifiutato la proposta di unirsi al trio Paice, Ashton e Lord e ha deciso d’intraprendere la carriera da solista.
Il cantante di Saltburn-by-the-Sea non ha perso tempo e nel giro di un paio d’anni ha inciso due album dal timbro prettamente blues, David Coverdale’s Whitesnake e Northwind’s. In realtà, più che un prodotto del solo Coverdale, essi erano già il frutto di un lavoro di gruppo. Sulla copertina del primo, come si nota, compare il nome Whitesnake, anche se questa è diventata la sigla della band soltanto nel 1978, con l’uscita dell’EP Snakebite, lavoro in cui sono presenti un paio di pezzi, Come On e Ain’t No Love In The Heart Of The City, che resteranno nel repertorio live della band anche nei tempi a venire.
Il primo LP della band è da considerarsi Trouble, edito sul finire dello stesso anno. In quel caso Coverdale era affiancato da musicisti già affermati nel panorama rock britannico, a partire dal tastierista storico dei Deep Purple Jon Lord. Quindi i chitarristi Micky Moody, già con Coverdale nei suoi album solisti, e l’ex UFO Bernie Marsden; il bassista Neil Murray e il batterista David Dowle, che aveva suonato con l’altro singer dei Deep Purple Ian Gillan.
Il sound ricalca il classico stile del rock duro inglese di quel periodo, con qualche fuga nel R&B e nel blues, al quale la voce calda e roca del cantante si adatta perfettamente, come già dimostrato ai tempi dei Deep Purple (basta ascoltare la magnifica Mistreated dall’album Burn). Nel disco, insieme a splendidi brani quali Take Me With You, Don’t Mess With Me, Love to Keep You Warm e Lie Down (A Modern Love Song), trova posto anche la cover dei Beatles Day Tripper.
Il tour promozionale è stato immortalato sull’album Live At Hammersmith, nel quale su tutti spicca una bella versione proprio di Mistreated.
Nel 1979 è arrivato nei negozi Love Hunter, un lavoro più maturo rispetto il precedente, che presenta un suono sospeso a metà fra hard rock e hard blues, con liriche dedicate alla vita da strada, all’alcol e alle donne. La title-track, Mean Business, Medicine Man, Walking in the Shadow of the Blues, la ballad We Wish You Well e la cover del bluesman Leon Russell Help Me Thro’ The Day, sono i pilastri dell’album.
Con i Deep Purple fermi da tempo, a quel punto i Whitesnake erano considerati i loro eredi naturali. Ciò ha consentito a Coverdale di acquisire grande notorietà, soprattutto in patria e in Giappone. Per quanto riguarda il mercato statunitense, invece, c’è voluto molto più tempo, nonostante all’inizio del 1980 la band ha eseguito nel Paese a stelle e strisce un buon tour come spalla dei Jethro Tull.
Nello stesso anno la band è arrivata in cima alla hit-parade con il singolo in classico stile Hard Rock Fool For Your Loving, originariamente scritto da Coverdale per il suo idolo B.B. King.
Anche l’LP che ne è seguito, Ready An’Willing, nel quale si ha la presenza di un altro componente storico dei Purple, il batterista Ian Paice, ha portato altra fama al gruppo. Oltre a Fool For Your Loving, sono da citare Ain’t Gonna Cry No More, Ready an’Willing e Blindman, quest’ultima già presente sul primo lavoro solista di David.
Il momento magico di Coverdale e soci è quindi stato confermato dall’ottimo disco dal vivo Live…In The Heart Of City, con registrazioni on stage realizzate tra il 1978 ed il 1980.
Nel 1981 è stato pubblicato il quinto album da studio del “Serpente Bianco”, Come An’ Get It, che è subito balzato al secondo posto delle classifiche britanniche. Il pezzo forte è la rabbiosa Don’t Break My Heart Again, ma anche Lonely Days Lonely Nights, Wine Women and Song e Would I Lie to You.
Impegni individuali di Lord e di Marsden, accompagnati da qualche tensione interna, hanno ritardato la pubblicazione di Saints & Sinner, uscito alla fine del 1982. Nel disco trovano posto pezzi pregiati quali Young Blood, Saints an’Sinner, Love an’ Affection, Here I Go Again e Crying In The Rain.
Subito dopo l’uscita dell’album Marsden, Paice e Murray hanno lasciato la band. A fare compagnia a Coverdale era rimasto solo Jon Lord, quindi, per intraprendere il tour il leader è stato costretto a reclutare nuovi elementi nelle figure del chitarrista Mel Galley, del bassista Colin Hodgkinson e del bravo batterista Cozy Powell. Con la nuova line-up i Whitesnake si sono presentati al festival di Castle Donington del 1982, ottenendo un notevole successo, tant’è che l’anno seguente il gruppo è tornato come headliner, confermandosi tra i migliori fenomeni live del Hard Rock.
Con Slide It In, rilasciato nel 1984, il gruppo inglese ha intrapreso una strada verso un rock più commerciale, presentando canzoni orecchiabili quali Guilty Of Love, Give Me More Time, Slow n’ Easy, la power ballad Love Ain’t No Stranger e la potente title track.
Nonostante il discreto successo però, i Whitesnake sono entrati ancora in crisi e hanno perso per strada Jon Lord, interessato alla imminente rifondazione dei Deep Purple, e Cozy Powell, chiamato da Keith Emerson e Gregg Lake per sostituire Carl Palmer negli ELP.
Coverdale non si è perso d’animo e, dopo un’ultima esibizione al Rock Festival di Rio, nel 1985 si è trasferito negli Stati Uniti dove ha firmato per la Geffen. A quel punto il produttore della casa discografica, Keith Olsen, lo ha convinto a pubblicare una versione rimasterizzata di Slide It In, per tentare di sfondare nel mercato americano. Il lavoro presenta gli stessi brani dell’album del 1984, ma con una scaletta diversa e rivestiti di maggiore vigore.
Purtroppo la manovra non è piaciuta a Moody, che ha lasciato definitivamente il gruppo. Al suo posto è arrivato il giovane guitar-heroe John Sykes, che aveva prestato servizio presso i Thin Lizzy. Con Sykes, che ha rivestito anche la carica di compositore, sono arrivati il tastierista ex Deep Purple Don Airey, il batterista Aynsley Dunbar, ed è tornato alla base Neil Murray.
Nel 1987 il gruppo ha realizzato Whitesnake, uscito in ritardo a causa di un’operazione alle corde vocali da parte del cantante. L’hard blues e il rock stradaiolo degli esordi erano ormai lontani e hanno ceduto ad un rock più da raffinato, che ha permesso al disco di volare in cima alle classifiche americane, regalando un nuovo slancio al mito della band.
I rifacimenti di Here I Go Again e Crying In The Rain, la scoppiettante Bad Boys, Still Of The Night, dal sound vagamente zeppeliniano, la tenera Is This Love e gli oltre 6 minuti di Looking For Love sono i migliori pezzi dell’album dei Whitesnake che ha venduto più di tutti.
La fama raggiunta, però, non ha soddisfatto Sykes, il quale ha lasciato la band per formare i Blue Murder. Così per il nuovo disco, uscito nel 1989 e intitolato Slip Of The Tongue, Coverdale è stato costretto a cercare un sostituto degno di nota, trovandolo prima in Vivian Campbell, che aveva suonato con Ronnie Dio, e poi nel maestoso Steve Vai. Con il funambolico chitarrista sono arrivati anche l’ex bassista dei Quiet Riot Rudy Sarzo, Tommy Aldridge, già batterista di Ozzy Osbourne, e il chitarrista olandese Adrian Vandenberg, il quale non ha partecipato alle sessioni di registrazione a causa di una tendinite, ma compare come autore al fianco di Coverdale in tutte le canzoni, fatta eccezione, naturalmente, per il rifacimento della vecchia Fool For Your Loving.
Il singolo di maggior successo del disco è la ballad The Deeper The Love, quindi sono da ascoltare le splendide Judgment Day e Sailing Ships.
Da notare che un altro ex membro dei Deep Purple, Glen Hughes, è presente nel disco come corista.
Dopo un lunghissimo tour mondiale, durato da febbraio alla fine di settembre del 1990, durante il quale ogni data ha stabilito il tutto esaurito, a sorpresa David Coverdale ha annunciato lo scioglimento della band.
Nel 1994, dopo che Coverdale aveva cercato successo, senza trovarlo, unendosi in un progetto a due con nientemeno che Jimmy Page, è uscita la raccolta Whitesnake Greatest Hits, che ha anticipato la reunion del gruppo. Con il cantante c’erano ancora i vecchi compagni Sarzo e Vandenberg e tre nuovi innesti, il chitarrista dei Ratt Warren DeMartini, il tastierista Paul Mirkovich e Denny Carmassi alla batteria.
Il successo in Europa e in Giappone è stato enorme, ma non si può dire altrettanto per gli Stati Uniti, dove il fenomeno del grunge aveva ormai soppiantato tutti gli altri generi musicali.
Tre anni più tardi è uscito il nuovo album Restless Heart, naturalmente con un’ennesima line-up, grazie all’arrivo del bassista Guy Pratt e del tastierista Brett Tuggle, che già avevano lavorato con il cantante durante il progetto Coverdale/Page.
Il disco ricalca il rock orecchiabile degli ultimi lavori, anche se ne è decisamente inferiore, e regala buone canzoni come Crying e Too Many Tears.
Nel 1998 è stato dato alle stampe il live Starkers in Tokyo, che riprende una data unplugged dell’anno precedente con i soli Coverdale e Vandenberg sul palco. Due anni più tardi, invece, il cantante ha pubblicato il suo terzo album solista, Into The Light.
I Whitesnake si sono ripresentati in pubblico nel 2003. Quella volta con Coverdale c’erano i chitarristi Dough Aldrich e DeMartini, presto sostituito da Rob Beach dei Dokken, il bassista Marco Mendoza e il drummer Tommy Aldridge.
Dopo varie date in giro per il mondo e altri cambi di formazione, nel 2006 è arrivato nei negozi l’album dal vivo Live…In The Shadow Of The Blues, che contiene anche quattro tracce inedite da studio. Era il preludio per il tanto atteso undicesimo, e per adesso ultimo, LP dei Whitesnake, Good To be Bad, datato 2008.
Rispetto al gruppo del 2003 ci sono un nuovo batterista, Chris Frazier, un nuovo bassista, Uriah Duffy, e il tastierista Timothy Drury. L’album, che è arrivato alla quinta posizione delle chart inglesi, ha in Down Your Love, Summer Rain, Best Years e Can You Hear the Wind Blow i suoi brani migliori.
I’11 Agosto 2009, mentre i Whitesnake stavano suonando in Colorado con in Judas Priest, David Coverdale è stato costretto a fermarsi per una lesione alle corde vocali. Dopo la visita di uno specialista è stato annunciato che egli era affetto da un grave edema alla gola e da una lesione vascolare. Il resto del tour è stato cancellato.
Ai primi di febbraio 2010, David ha annunciato di avere pienamente recuperato. Egli ha quindi affermato di avere appena terminato di registrare il demo per il nuovo album dei Whitesnake e che sul nastro la sua voce suona piena e forte come ai vecchi tempi.
Infine, è proprio di pochi giorni fa la notizia che Duffy e Frazier sono usciti dal gruppo. Il nuovo batterista è Briian Tichy, che ha collaborato con Foreigner e Ozzy Osbourne, mentre per l’annuncio del bassista bisogna attendere ancora.
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