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Janis Joplin: la perla bianca del blues – Prima Parte

di Roberto Vanazzi 19 giugno 2012
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JANIS E IL SUO TEMPO

Credo sia riduttivo definire Janis Joplin “la più grande interprete di blues bianco della storia”, perché il suo personaggio è molto, molto di più. La ragazza, infatti, va ben oltre tutto quello che le mode musicali hanno imposto negli anni. Lei è stata l’ammaliatrice che ha saputo incantare la gente con la sua arte e l’anima inquieta che ha offerto una delle più drammatiche testimonianze del disagio e dell’impotenza giovanile alla fine degli anni ’60.

Era il periodo delle grandi contestazioni, che hanno coinvolto soprattutto i giovani spingendoli ad atteggiamenti carichi di rabbia e insubordinazione, unici mezzi, secondo loro, per cambiare una società accusata di comprimere le persone. L’innesco di tale rabbia era dovuto al dissenso verso il sistema capitalistico, reso più acuto dalla paura di un futuro incerto, dove a farla da padrona era la Guerra Fredda e il pericolo di un disastro atomico.

Naturalmente la protesta è sfociata anche nell’arte, la quale si è subito adattata alle nuove esigenze culturali. La musica è diventata così il veicolo del malessere e della provocazione, dove la libertà nei testi si è miscelata con prepotenza a quella dei costumi. È in mezzo a questo clima che si colloca anche Janis Joplin.

 

GLI ESORDI

Janis Lyn Joplin è nata il 19 gennaio 1943 a Port Arthur, nel profondo sud texano. Ragazza ribelle e irrequieta, dotata di grandi doti vocali, ha trascorso gli anni dell’adolescenza in compagnia della musica di Bessie Smith e Odetta Leadbelly. Ed è stato proprio per seguire i passi delle sue muse ispiratrici che a 17 anni è scappata da casa. È nata allora la sua passione per l’alcool: a 18 anni è stata ricoverata in ospedale per un’infezione al fegato e ha trascorso la convalescenza in California, dove è venuta in contatto con la comunità beat.

Tornata a Austin nel 1962, ha iniziato a cantare con i Waller Creek Boys. L’anno seguente si è recata a San Francisco in autostop insieme all’amico Chet Helms e si è esibita in piccoli locali per guadagnarsi da vivere. In quel periodo ha conosciuto anche Jorma Kaukonen, futuro chitarrista dei Jefferson Airplane, col quale ha registrato alcuni demo.

Già logorata da alcool e droga, alla fine del ’65 Janis è rientrata in Texas, dove ha ricominciato a cantare a Austin. È lì che Chet Helms l’ha scovata e convinta a seguirlo di nuovo a San Francisco, per farla incontrare con il gruppo di cui era produttore, i Big Brother & The Holding Company.

I BB erano un gruppo folk-blues-psichedelico nato nel 1965 e formato da Peter Albin, James Gurley, Dave Eskerson e Chuck Jones. Gli ultimi due, quando Helms ha deciso di amministrare la band, erano già usciti. Con il nuovo batterista David Getz e la Joplin dietro il microfono è arrivato il primo contratto discografico con la Mainstream, che ha fruttato l’album Big Brother & The Holdin Co, datato 1967.

 

MONTEREY, WOODSTOCK E I PRIMI SUCCESSI DISCOGRAFICI

Quello stesso anno i Big Brothers si sono esibiti al famoso Festival di Monterey, che ha dato il via al movimento Hippie, dove la cantante Texana ha condiviso il successo con Jimi Hendrix. Le stridenti chitarre di Andrew e Gurley e la voce roca e potente di Janis hanno miscelato l’inconfondibile sound acido della band.

Dopo il successo di Monterey la Columbia ha strappato il gruppo all’etichetta più piccola a suon di dollari. Con la nuova casa discografica i BB hanno inciso Cheap Thrills, un lavoro che ha spinto la Joplin ai vertici della popolarità. Il disco è diventato presto uno dei classici della West Coast Music ed è arrivato al numero 1 nelle classifiche Billboard, posizione che ha mantenuto per otto settimane. Da ascoltare, su tutte, la versione ruvida di Summertine, di George Gershwin, l’interpretazione magistrale di Ball And Chain, pezzo di Big Mama Thornton, e la stupenda Piece Of My Heart di Erma Franklin, sorella della più famosa Aretha.

Poco dopo l’uscita dell’album Janis Joplin ha abbandonato i Big Brother, abbagliata dal successo personale di gran lunga più grande di quello del gruppo. Per tutto il 1968 la cantante ha cercato di formare una band rivolta a un suono più soul, chiedendo aiuto a vari musicisti. È nata così la Kozmic Blues Band, che ha esordito in scena nel dicembre di quell’anno, arrivando anche in Europa nella primavera del 1969.

Sempre nel 1969 è uscito I Got Dem Ol’ Kozmic Blues Again Mama, dove spiccano To Love Soembody, cover dei Bee Gees, la stupenda Kozmic Blues, scritta dalla stessa Joplin, Work Me Lord, Maybe,di Richard Barrett, l’intensa Little Girl Blue di Lorenz Hart e Richard Rogers (la mia preferita nel repertorio della Joplin), e Try (Just a Little Bit Harder). 

Quello è stato, però, l’anno di Woodstock, dove Janis ha regalato agli spettatori perle del calibro di Raise Your Hand, To Love Somebody, Summertime, Piece Of My Heart e Ball & Chain. Purtroppo il tutto è stato rovinato dal fatto che la regina del blues bianco, di fronte ad un’attesa di 10 ore dal suo arrivo al momento dell’esibizione, ha ammazzato il tempo facendosi di eroina e bevendo alcolici, penalizzando quindi la sua performance on stage.

 
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Una replica a “Janis Joplin: la perla bianca del blues – Prima Parte”

  1. Linda ha detto:

    Io adoro Janis Joplin, a mio parere la voce femminile più toccante e sensuale di tutti i tempi!