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Il Class Metal dei Dokken

di Roberto Vanazzi 12 maggio 2009
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Grazie ad un look curato, ad una musica aggressiva ma elegante e alla produzione sofisticata, a metà degli anni ’80, i Dokken hanno creato una nuova forma di Heavy Metal, che è stata definita Class Metal.

Nato a Los Angeles dall’incontro di due figure carismatiche quali il cantante Don Dokken ed il funambolico chitarrista George Linch, il gruppo ha registrato il primo album, dal titolo “Breakin’ the Chains” nel 1982, in Germania, con l’ausilio del produttore degli Scorpions, Dieter Dierks.

Nonostante la presenza di alcune belle canzoni, come ad esempio la title track, l’esordio non ha ottenuto il riscontro sperato, anche perchè il disco è uscito solo per il mercato europeo.
Una volta tornati in California però, i Dokken hanno ottenuto un contratto con la Elektra, la quale ha lanciato sul mercato una versione rimixata dell’LP, al cui titolo è stata aggiunta una “g”, Breaking anziché Breakin’, per distinguerlo dall’altro.

Due anni più tardi è uscito “Tooth and Nail” e a quel punto è cominciata la scalata al successo.
Il lavoro proponeva quel sound che sarebbe diventato il marchio di fabbrica dei Dokken, un rock melodico e di classe, che strizza l’occhio all’AOR.
Grazie alla struggente ballad Alone Again, alla quale aggiungerei l’ispirata Into the Fire, Tooth and Nail ha venduto un milione di copie solo negli USA e ha portato il gruppo a veleggiare nelle zone alte delle classifiche americane.

Nel frattempo il quartetto si dava da fare anche on stage, suonando da spalla a campioni d’incassi del calibro di Kiss e Ronnie James Dio.

Il successo mondiale è arrivato nel 1985, con “Under Look and Key”, a mio giudizio l’album simbolo dei Dokken.
Il disco si è aggiudicato il platino, e le canzoni da citare sono numerose. Tanto per dare dei titoli: Unchain the Night, In my Dreams, Lightning Strikes Again, nel finale della quale la voce di Don Dokken tocca vette elevate, e la romantica Sleepin’ Away.
Per promuovere il lavoro i californiani hanno toccato per la prima volta anche l’Europa, al seguito dei tedeschi Accept.

Sebbene la fama crescesse a vista d’occhio, “Back for the Attack”, del 1987, non ha raggiunto i livelli del precedente.
La causa è da ricercarsi prima di tutto in alcune tensioni venutesi a creare all’interno del gruppo, soprattutto fra Don Dokken e George Lynch, e anche nell’uscita di scena di Michael Wagener, uno dei migliori tecnici del suono nell’ambito Heavy Metal, che ha contribuito non poco, in sede di missaggio, al successo della band di Los Angeles.
L’album presenta ad ogni modo brani memorabili, come Heavent Sent, Dream Warriors, apparsa nella colonna sonora dell’horror-movie Nightmare III, e la strumentale Mr.Scary, che poi sarebbe il nome con cui Lynch ha chiamato la sua chitarra, una “J. Frog Skull And Bones”.

Il gruppo è comunque andato in tour con AC-DC e Aerosmith e, per la prima volta, si è esibito come attrazione principale in alcune date in terra nipponica. Il concerto è documentato nel doppio live “Beast from the East

Inevitabilmente, nel 1989 la band si è sciolta, a causa del deterioramento del rapporto fra il leader Don Dokken ed il resto della band.

Dopo 5 anni, in cui ogni componente del gruppo ha intrapreso la propria carriera solista, nel 1994, grazie alla spinta ottenuta dai fans giapponesi, i Dokken si sono riformati pubblicando, ma solo nel Sol Levante, l’omonimo “Dokken”, ristampato poi l’anno seguente in america con il titolo di “Dysfunctional”.
Fra le tracce migliori fanno bella mostra di se la lenta Nothing Left to Say, una delle mie favorite di tutto il repertorio del gruppo, Inside Looking Out e From the Beginning, una cover degli Emerson, Lake and Palmer, non presente sull’album uscito in Giappone.

La celebrazione della riunione è comunque stata lasciata al live acustico “One Live Night”, sempre del 1994.

È di quel periodo uno strano episodio, che ha visto il cane di Don Dokken aggredire il padrone e procurargli numerose ferite sul volto.

Il 1997 ha visto l’uscita di “Shadowlife”, un album che ha riscontrato pareri avversi da parte dei fans, a causa del deciso cambio di sonorità.

L’anno seguente George Lynch ha lasciato la band. A rimpiazzarlo è stato chiamato Reb Beach, ex chitarrista di Alice Cooper, con il quale i Dokken hanno pubblicato, nel 1999, il loro settimo LP, “Erase the Slate”, dove campeggia la canzone One.

Nel 2000 ecco l’arrivo di un nuovo album dal vivo, “Live from the Sun”, mentre l’anno successivo anche Beach ha rinunciato all’avventura e ha ceduto il posto all’ex Europe John Norum, con il quale i Dokken hanno dato alla luce “Long Way Home”, il disco che contiene la magnifica ballad Goodbye My Friend.

Nel 2004 altro chitarrista, John Levin e altro album, “Hell to Pay” che, come i due precedenti, è risultato essere senza infamia e senza lode.

Dopo un disco dal vivo nel 2007, “From Conception: live 1981”, contenente 3 inediti, ecco il decimo e, sino ad ora, ultimo album rilasciato dal gruppo californiano, dal titolo “Lightning Strikes Again”, come una delle loro canzoni più belle, e più hard, dall’album Under Look and Key.

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