Negli anni ’70 un gruppo californiano è diventato celebre in tutto il mondo proponendo un country-rock di classe: si tratta degli Eagles.
Il gruppo si è formato a Los Angeles all’inizio del 1971, quando la cantante country Linda Ronstadt ha allestito una road band con artisti già noti nell’ambiente: il bassista Randy Meisner, i chitarristi Bernie Leadon e Glenn Frey, il batterista-cantante Don Henley, e i fratelli Richard e Mike Bowden.
Nell’agosto dello stesso anno gli ultimi due hanno lasciato per formare una band tutta loro, mentre i restanti quattro si sono staccati dall’orbita della Ronstad e hanno continuato in proprio con il nome di Eagles.
Molto abili nel riproporre le rispettive esperienze country e rock, rivisitate con arrangiamenti brillanti e ottime armonie vocali, e presentandosi con un look da fuorilegge di frontiera, i quattro ragazzi sono diventati ben presto un punto di riferimento per la musica della West Coast.
Con il produttore Glyn Johns il nuovo gruppo ha sfornato subito The Eagles il quale, forte del singolo Take It Easy, scritto a quattro mani da Frey e Jackson Browne, e anche delle splendide Peaceful Easy Feeling e Witchy Woman, ha fatto sì che le aquile spiccassero il volo.
Nel 1973, con Desperado è arrivata la definitiva consacrazione al successo internazionale. Esso può essere visto come una sorta di concept-album sui temi del vecchio west, che si snoda su splendide ballate e accattivanti pezzi rock. La title track su tutte, e poi Tequila Sunrise, Saturday Night e le due versioni di Doolin Dalton, quella che apre il disco e quella che lo chiude. Quest’ultima contiene anche una ripresa di Desperado.
Tuttavia, una tournée americana di quel periodo ha rivelato un sound un po’ troppo scarno per il palco. La scelta logica è stata quella di potenziare la line-up reclutando un quinto elemento nella figura del chitarrista Don Felder, il quale ha partecipato alle sessions finali di On The Border.
Nel nuovo LP sono presenti tre brani di altri artisti, Ol’55 di Tom Waits, Midnight Flyer di Paul Craft e Already Gone di Jack Tempchin, già autore di Peaceful Easy Feeling, ma, soprattutto, contiene la splendida ballad The Best Of My Love.
Nel 1974 i tre lavori fin allora realizzati sono stati tutti certificati d’oro, ed il successo ormai alle stelle ha indotto il quintetto a cimentarsi con un rock più da alta classifica.
E infatti, l’anno seguente, One Of These Night è arrivato diretto al primo posto, spinto da brani leggendari quali la stessa One Of These Night, Lyin’Eyes, Too Many Hands, la strumentale Journey Of The Sorcerer e Take It To The Limit, fra le mie preferite di tutto il repertorio degli Eagles.
L’antologia che ne è seguita, Their Greatest Hits 1971-1975, è stata certificato due volte Disco di Diamante ed è risultato essere uno degli album più venduti nella storia; basti pensare che negli Stati Uniti ha fatto meglio di Thriller di Michael Jackson.
A quel punto però, Leadon, al quale non è andato giù l’allontanamento dal country degli esordi, è uscito dal gruppo, sostituito dall’ottimo Joe Walsh. Il nuovo chitarrista ha portato in seno agli Eagles una maggiore competenza rock, che li ha portati ad uno standard che sarà irripetibile.
Il risultato è stato Hotel California, un disco che ha venduto milioni di copie e che ha spinto gli Eagles in cima alle classifiche di tutto il mondo.
Hotel California, Wasted Time, New Kid In Town, Life In The Fast Lane, The Last Resort, sono i brani cardine di questa pietra miliare della musica.
Alla fine del 1977 anche Randy Meisner ha scelto la strada da solista, cedendo il posto a Tim Schmit, ex membro dei Poco, un’altra band leggendaria del genere nella quale, qualche anno prima, aveva sostituito lo stesso Meisner.
A causa di tensioni interne, gli Eagles ci hanno messo più di due anni, e speso circa un milione di dollari, per realizzare The Long Run, un buon lavoro, anche se decisamente inferiore al predecessore.
Le canzoni migliori sono la romanticissima I Can’t Tell You Why, Heartache Tonight e quella che da il titolo all’album.
Nel 1980 il gruppo californiano ha intrapreso un tour con Roy Orbison, quindi ha regalato ai fans lo splendido doppio Eagles Live, che contiene una bella versione di Seven Bridges Road di Steve Young.
Dopo l’uscita di Greatest Hits vol.2 però, per colpa di alcool, droga e scontri fra i membri della band, nel 1982 gli Eagles si sono sciolti.
Più o meno in quel periodo Don Henley, interrogato sul fatto che il gruppo potesse prima o poi tornare insieme, ha detto che ciò sarebbe avvenuto solo quando l’inferno si fosse congelato. È per questo che, nel 1994, il nuovo album ha preso il titolo di Hell Freezer Out.
I cinque si erano trovati sul palco l’anno precedente per il lancio del disco tributo agli Eagles, dove i personaggi più famosi del country avevano interpretato le canzoni del gruppo. L’operazione nostalgia è riuscita in pieno e la decisione di rimettersi in pista è arrivata quasi spontanea.
Hell Freezer Out è un live che contiene anche 4 nuovi brani da studio, fra i quali la romantica ballad Love Will Keep Us Alive. Molto bella è anche la versione acustica del loro cavallo di battaglia Hotel California.
Il tempo è quindi trascorso a riproporre i vecchi classici sui palchi di tutto il mondo, compresa la tournée per il trentennale della nascita del gruppo.
Nel 2001 Don Felder è stato messo alla porta e gli Eagles sono tornati ad essere un quartetto come agli albori della loro avventura.
Dopo un singolo nel 2003, Hole In The World, nel 2007 il tanto atteso nuovo album da studio ha visto finalmente la luce. Il titolo è Long Road Out Of Eden, un doppio LP ricco e variegato, spinto dal brano How Long.
Era esattamente dal 1979 che i fans aspettavano questo album. Adesso speriamo che le aquile continuino a volare.