Non è facile parlare dei Jefferson Airplane in uno spazio così breve. Esso, infatti, è uno di quei gruppi importanti, o meglio essenziali, per quanto riguarda l’evoluzione del rock. Offese sociali, denunce chiare e forti, sogni visionari, trip da LSD, l’aereo Jefferson ha volato attraverso tutto questo, senza preoccuparsi di chi non li capiva e apprezzava.
Nel momento in cui Marty Balin, sconosciuto folksinger di San Francisco, ha ascoltato per la prima volta Mr. Tambourine Man di Bob Dylan, rifatta in versione folk rock dai Byrds, è rimasto talmente folgorato che ha deciso di creare un gruppo che suonasse quel genere di sound. Era il 1965 e nell’estate di quell’anno egli ha fondato i Jefferson Airplane, con l’aiuto del chitarrista Paul Lorin Kantner, del batterista Alexander “Skip” Spencer, del bassista Bobby Harvey e della cantante folk Signe Toly Anderson. Un amico di Kantner, Jorma Kaukonen, che aveva lavorato con una Janis Joplin agli esordi, è stato ingaggiato provvisoriamente come seconda chitarra, ma resterà poi fisso nella band diventandone addirittura il lead guitarist.
A quel punto Balin ha collaborato all’apertura di un piccolo locale a San Francisco, il Matrix, e lo ha inaugurato il 13 agosto 1965 con un concerto della neonata band. Il successo è stato immediato e il Matrix si è trasformato nel punto di ritrovo per i giovani della città. Con la loro musica delicata, leggermente elettrificata, la band di Marty è diventata nel giro di poco tempo la base della cultura giovanile a stelle e strisce, assieme ai coetanei Grateful Dead, Buffalo Springfield, Quicksilver Messenger Service e Byrds.
Sostituito Harvey con l’ottimo Jack Casady, a soli 3 mesi dalla nascita il gruppo ha raggiunto un accordo con la RCA e ha registrato Takes Off.
Il disco d’esordio si presenta equilibrato, con deliziosi intrecci vocali tra Balin e Signe Anderson e orecchiabili armonie folk rock che ricalcano il sound dei Byrds. Molto belli sono i brani It’s No Secrets, la delicata Blues Of An Airplane, Run Around, Come Up The Years e la cover di Lester Melrose Chauffeur Blues, cantata dalla Anderson.
Un anno più tardi, i Jefferson Airplane hanno subìto un drastico cambiamento: Skip Spencer e Signe Anderson, diventata mamma, hanno lasciato, sostituiti rispettivamente dal batterista jazz Spencer Dryden e da Grace Slick. Quest’ultima, già nota in città come cantante della Great Society e per il suo lavoro di modella, ha portato con se in dote due brani da lei scritti: Somebody To Love, inno al movimento Hippie, e White Rabbit, psichedelica rivisitazione della fiaba “Alice nel paese delle meraviglie”. Entrambi sono arrivati nella top 10 delle hit parade americane, incrementando la fama del gruppo, per poi finire nella list track di Surrealistic Pillow, edito nel 1967.
Surrealistic Pillow è un disco più maturo rispetto a Takes Off e anticipa la svolta psichedelica che il gruppo avrebbe intrapreso di lì a poco. Oltre ai due pezzi citati, sono da segnalare l’opening track She Has Funny Cars, Plastic Fantastic Lover e Today, con la chitarra di Jerry Garcia dei Grateful Dead ospite d’onore.
Di notevole impatto per l’immagine della band, quello stesso anno, sono stati anche la partecipazione alla festa hippie dello Human Be-In, a gennaio, e l’esibizione al festival di Monterey a giugno.
Visto il successo, la RCA ha regalato Balin e soci una casa a Los Angeles dove registrare liberamente. Loro ne hanno approfittato immediatamente regalando ai fans il provocatorio After Bathing At Baxter’s, che è diventato il manifesto del rock psichedelico californiano. Brani molto lunghi e in forma libera, divisi in diverse suite e contenenti ampi riferimenti alla cultura della droga, come The Ballad Of You & Me & Pooneil, la dolce ballata acustica Martha e la più infuocata The Last Wall Of The Castle. Quindi, la lunga improvvisazione strumentale Spare Chaynge, un vero e proprio trip allucinogeno.
C’è anche da dire con After Bathing At Baxter’s la coppia Kantner-Slick ha soppiantato nella leadership del gruppo Marty Balin, il quale compare come co-compositore solo in Young Girl Sunday Blues.
Il 31 agosto del 1968 il gruppo è apparso al festival sull’Isola Di Wight, sbarcando così per la prima volta nel Vecchio Continente.
Quindi è arrivato nei negozi Crown Of Creation, decisamente più moderato e meno scandaloso del precedente. Triad, scritto da David Crosby sull’amore libero, Lather, tratto da una poesia di James Joyce, The House At Pooneil Corners e la title track, nuovo inno del movimento giovanile, sono i brani cardine su cui poggia questo disco.
È dello stesso anno anche il primo album dal vivo, Bless Its Pointed Little Head, registrato al Fillmore West, in cui trova posto, tra gli altri, Fat Angel, brano dedicato ai Jefferson Airplane dal cantante folk inglese Donovan.
Nell’agosto del 1969 gli Airplane hanno partecipato con successo al festival di Woodstock, con l’aggiunto in organico del tastierista inglese Nicky Hopkins, e novembre è stato pubblicato il loro album più rappresentativo: Volunteers. Disco caustico, con testi dissacranti che esprimono la violenta presa di posizione della band contro la politica americana e la guerra del Vietnam, e che si schierano a favore della protesta studentesca nei campus universitari.
Le canzoni sono una più bella del’altra, a cominciare dall’utopistica visione del brano d’apertura We Can Be Together, passando per Wooden Ships, scritta a sei mani da Kantner, David Crosby e Stephen Stills, Good Shepherd, cantata da Jorma Kaukonen, The Farm, in cui suona ancora una volta il leader dei Grateful Dead Jerry Garcia, Turn My Life Down, dove invece l’ospite è Stills, i 9 minuti della suite Hey Fredrick, Eskimo Blue Day, per finire con la rabbiosa title track Volunteers, che urla tutta la voglia di rivoluzione.
Con Volunteers, e con Woodstock, sono finiti gli anni ’60 e anche gli stessi Jefferson Airplane, almeno quelli classici.
Il primo ad andarsene all’inizio del 1970 è stato Spencer Dryden, sostituito da Joey Covington. Contemporaneamente Casady e Kaukonen hanno pubblicato il primo disco degli Hot Tuna, il gruppo folk-blues, al quale lavoravano dal 1968 in parallelo agli Airplane. Kantner e Grace Slick, invece, hanno puntato su un collettivo aperto con il contributo di molti amici, sfociato nell’album Blows Against The Empire, il quale presenta la dicitura Paul Kantner-Jefferson Starship, ponendo così le basi per la seconda fase del gruppo, quella che nel 1974 porterà proprio ai Jefferson Starship.
Intanto, un sempre più emarginato Balin ha deciso di uscire dalla band.
Nel 1971 sono comunque tornati i Jefferson Airplane, senza il loro fondatore, ma con l’ingresso del violinista Papa John Creach, i quali hanno inaugurato la propria etichetta personale, la Grunt, pubblicando l’LP Bark.
L’ouverture corale When The Earth Moves Again apre il lavoro in modo maestoso, ma poi il disco si ferma li. Qualche buon pezzo sicuramente c’è, come la delicata Pretty As You Feel, War Movie e Crazy Miranda, ma il lavoro non è all’altezza dei predecessori.
A Bark è seguito nel 1972 lo scialbo Long John Silver, con John Barbata al posto di Covington. Su tutti spiccano i brani Aerie (Gang Of Eagles), la melodica The Son Of Jesus e la vivace Twilight Double Leader.
L’anno seguente è invece uscito il secondo live della band, Thirty Seconds Over Winterland, registrato al Winterland di San Francisco e all’Auditorium Theatre di Chicago, ma di fatto i Jefferson Airplane non esistevano già più. Casady e Kaukonen erano ormai in pianta stabile negli Hot Tuna, mentre Kantner e Slick, nel 1974, sono tornati on the road con il nome di Jefferson Starship, assieme ad un ritrovato Marty Balin. Entrambi i gruppi hanno viaggiato con alterne fortune sino ai giorni nostri, ma per quanto mi riguarda fermo qui la storia, altrimenti mi dilungherei troppo.
C’è solo da aggiungere che la più gloriosa formazione dei Jefferson Airplane, ovvero Balin, Kantner, Slick, Kaukonen e Casady, sono tornati insieme nel 1989 per registrare il dignitoso disco omonimo Jefferson Airplane. Mancava solo Spencer Dryden, così il lavoro alla batteria è stato affidato a Kenny Aronoff. Il singolo migliore è True Love, che è stato scritto da Steve Porcaro e Dave Paich dei Toto, ma il disco ha ottenuto vendite scarse. Maggiore fortuna ha avuto il tour che ne è seguito, anche se questa reaunion era destinata ad avere vita breve. Poco dopo, infatti, la formazione si è sciolta definitivamente.