Non molto tempo fa su questo sito si è scritto che i Metallica sono la band che ha portato la musica Thrash a livelli elevati. Ma chi ha inventato il genere? O meglio, chi è stato il primo che ha suonato in quel modo, mescolando la potenza dell’heavy metal alla ruvidezza del punk? La risposta è questa: i Motörhead. Attenzione però! Essi non sono mai stati d’accordo nel definire il loro sound Thrash, ma piuttosto un Rock’n’Roll suonato in maniera veloce e rumorosa.
Il creatore del gruppo è il chitarrista Ian “Lemmy “ Kilmister, un tostissimo biker che ha ispirato gran parte del rock underground inglese di fine anni ’60 e ’70. La sua carriera era iniziata con i Vckers, tra 1965 e 1967, quindi è stato al fianco di Sam Gopal, negli Opal Butterfly e dal 1971 ha fatto parte dei leggendari Hawkinds. Con questi ultimi, nel 1975 ha intrapreso una tournée in Canada, al ritorno della quale è stato fermato alla frontiera per possesso di sostanze illegali e arrestato. Per tale motivo il leader Dave Brock l’ha espulso dalla band.
Rimasto solo, il bassista ha reclutato Larry Wallis e Lucas Fox e ha formato un gruppo tutto suo chiamato prima Bastard e in seguito Motörhead, dal titolo dell’ultimo brano da lui composto per gli Hawkinds. La musica proposta era un R&B violento e grezzo.
Poco dopo il debutto, datato 20 luglio 1975, sia Wallis sia Fox hanno deciso di cambiare strada, sostituiti prontamente da Phil “Animal” Taylor e “Fast” Eddie Clarke. Alla fine dello stesso anno il trio si è ritrovato presso i Rockfield Studios e ha registrato On Parole, rimasto per anni nel cassetto poiché rifiutato dalla casa discografica.
Il primo album ufficiale è quindi l’omonimo Motörhead, dato alle stampe nel 1977 dopo solo due giorni in sala di registrazione. Esso presenta uno stile ruvido dai ritmi velocissimi, che raccoglie in se gli stili dell’hard rock e del punk, dove spicca la voce rauca di Lemmy e il suo basso rumoroso, la ritmica accelerata della batteria con uso della doppia cassa e gli incisivi assoli di chitarra, che in seguito saranno ripresi da tutte le Thrash band del pianeta. Sulla copertina compare per la prima volta quella che sarebbe diventata la mascotte del gruppo, Snuggletooth, un misto tra un cane, un gorilla e un cinghiale con elmetto e catena, pensato dallo stesso Lemmy e disegnato dall’artista Joe Petagno.
Nel 1979 sono state rilasciate nel giro di poco tempo due pietre miliari del rock duro: gli aggressivi Overkill e Bomber.
Il primo presenta una title track che in seguito sarebbe diventata il simbolo non solo dei Motörhead, ma di un intero genere. Overkill, il brano, è uno dei capisaldi del rock duro, di quelli che non moriranno mai e che hanno influenzato non poche generazioni di metallari. Separate da pochi secondi di pausa si succede una serie di canzoni dal ritmo martellante e deflagrante: Capricorn, Stay Clean, Damage Case, I’ll Be Your Sister, No Class, impossibile fermarsi un attimo a riflettere.
Lo stesso discorso vale per Bomber. D’altronde lo stile del gruppo rimarrà invariato nel tempo; l’evoluzione musicale non è stata proprio il punto forte di Lemmy. Anche qui si trovano canzoni che hanno fatto la storia del metal, dalla stessa Bomber a Dead Men Tell No Tales, da Stone Dead Forever a Sweet Revenge.
A quel punto i Motörhead erano diventati l’ala più oltranzista dell’Heavy Metal, tanto che oggi sono considerati i veri padri del Thrash e dello Speed.
Nel 1980, dopo l’EP live The Golden Years, ecco quello che è universalmente considerato il masterpiece di Lemmy & Co, Ace Of Spades, il quale ha lanciato la band verso la fama mondiale. Il suono è diventato più corposo, merito anche di un missaggio notevolmente migliore. I brani sono l’ormai nota sequenza di lava e metallo pesante, un terremoto sonoro che non lascia scampo: la mitica Ace Of Spades, (We Are) The Road Crew, Love Me Like a Reptile, Shoot You in the Back e la splendida The Hammer.
Sulla scia di Ace Of Spades il gruppo è diventato l’attrazione principale al festival “Heavy Metal Barndance” di Stafford, dove ha ottenuto grande successo. E proprio le mirabolanti e potenti esibizioni sul palco, ancora più dei dischi, hanno reso famosi i Motörhead. Non per niente uno dei loro lavori meglio riusciti è il monolitico live No Sleep‘Til Hammersmith, che riprende i concerti di Leeds e Newcastle.
L’anno seguente i Motörhead hanno aggiunto un nuovo capitolo alla saga del loro virulento Rock’N’Roll con l’ottimo Iron Fist. La title track è ancora una volta il brano di punta. A seguire Loser, Speedfreak, America, Go To Hell e Heart Of Stone.
Non molto tempo dopo Fast Eddie ha lasciato il trio. Al suo posto è arrivato Brian “Robbo” Roberston, ex membro degli irlandesi Thin Lizzy. Il nuovo chitarrista ha tentato di allargare gli orizzonti musicali del gruppo, ma lo sperimentale Another Perfect Day ha riportato tiepidi consensi e Robbo se ne andato alla fine dell’anno seguente. Al suo posto due chitarristi, Wurzel e Phil Campbell, che hanno reso il suono dei Motörhead più corposo e potente. A quel punto, però, anche Taylor ha abdicato, sostituito dall’ex Saxon Pete Gill.
I Motörhead, si sono presentati per la prima volta come quartetto nel 1984 con il singolo Killed By Dead e l’antologia No Remorse, contenente quattro inediti.
Un altro exploit del gruppo londinese è arrivato nel 1986 grazie a Orgasmatron, che ha ripristinato il vecchio sound dei Motörhead dopo il “troppo melodico” Another Perfect Day. Con il disco è stata anche inaugurata la nuova etichetta GWR. Deaf Forever, Built for Speed, Doctor Rock, Mean Machine e, naturalmente, Orgasmatron sono le tracce migliori.
Lo stesso anno i Motörhead hanno partecipato con successo al famoso Monster Of Rock a Donington, insieme a gente del calibro di Ozzy Osbourne, Scorpions e Def Leppard.
Dopo una breve parentesi nei GMT, nel 1987 è tornato alla base “Animal” Taylor, ri-esordendo nella band con l’album Rock’N Roll. I potenti brani cardine di questo nuovo LP sono Rock’n’Roll, Stone Deaf In The USA, The Wolf (con tanto di preghiera recitata), Eat The Rich e Dog.
Quindi, ecco un altro bellissimo disco dal vivo, No Sleep At All, che riproduce un concerto tenutosi in Finlandia.
Gli anni ’90 sono iniziati con l’LP 1916, un altro capolavoro che ha consolidato la posizione dei Motörhead ai vertici del rock mondiale. La title track, che racconta le stragi della prima guerra mondiale, è la canzone più melodica mai scritta da Lemmy, dove compare addirittura la tastiera. Molto belle anche la ballad Love Me Forever e le poderose Shut You Down e Angel City. Da segnalare anche R.A.M.O.N.E.S., omaggio ai Ramones, dei quali il leader dei Motörhead è sempre stato un fan sfegatato.
March ör Die, del 1992, è l’ultimo disco in cui ha suonato Philty Taylor. Il nuovo batterista del gruppo a quel punto è diventato lo svedese Mikkey Dee, anche se la maggior parte dei brani di questo disco sono stati registrati da Tommy Aldridge. I migliori sono Hellraiser, You Better Run, Bad Religion, Jack The Ripper e I Ain’t No Nice Guy. Quest’ultimo vede la presenza di Ozzy Osbourne alla voce e di Slash dei Guns’n’Roses alla chitarra, quali ospiti d’onore.
Nel 1993, dopo essere stati licenziati dall’ennesima casa discografica, che allora era la Sony, i Motörhead hanno prodotto da soli Bastards, un disco ricco e maturo, che presenta canzoni quali Burner, Born To Raise Hell, i 6 minuti di Devils e Don’t Let Daddy Kiss Me, che parla dell’abuso sui minori. Purtroppo, il lavoro ha avuto uno scarso lancio pubblicitario proprio a causa dell’autoproduzione.
Nel 1995 è uscito Sacrifice, disco che ha festeggiato i 20 anni della band e i 50 di Lemmy, e che ha ottenuto un esito sicuramente migliore del predecessore a livello di vendite. Ottime la title track, la veloce Sex And Death, Don’t Waste Your Time e la coinvolgente Over Your Shoulder.
Contemporaneamente all’uscita del disco Würzel ha lasciato la band, poiché stanco della vita on the road cui era sottoposto. I Motörhead sono così tornati a essere un trio.
I dischi seguenti hanno confermato che, nonostante l’età, i Motorhead non avevano niente da invidiare a gruppi più giovani in quanto a grinta e potenza esecutiva. L’orecchiabile Overnight Sensation, del 1996, il potente Snake Bite Love, di due anni più tardi, e il live Every Louder Than Everyone Else, hanno traghettato Lemmy e la sua band nel nuovo millennio senza problemi.
Nel 2000 il gruppo ha realizzato We Are Motörhead, tanto per dire che di loro non ci si può liberare troppo facilmente. Oltre alla cover di God Save The Queen dei Sex Pistols, ci sono Out Of Lunch, la devastante title track e Slow Dance.
Lo stesso anno, a Londra, è stato tenuto un megaconcerto ricco di ospiti illustri per celebrare i 25 anni di attività dei Motörhead.
24 mesi più tardi è stato registrato il blando Hammered. Quindi, nel 2003 il quarto disco dal vivo Live At Brixton Academy, nel 2004 l’ottimo Inferno e nel 2006 Kiss Of Death. Lavori che non aggiungono più di tanto alla storia dei Motörhead per quanto riguarda sound e liriche. Solita dose di potenza e medesimi testi disimpegnati.
Nel 2005 la band si è aggiudicata un Grammy Awards per la sessione “miglior performance metal”, grazie alla cover dei Metallica Whiplash.
Sono dello stesso anno il nuovo live Better Motörhead Than Dead, registrato all’Hammersmith Odeon di Londra, e Stage Fright, il primo HD DVD musicale del mondo.
L’LP Motörizer, del 2008, presenta ancora la stessa sequela di brani dall’alto contenuto sismico: i migliori, a mio giudizio, sono Rock Out, Runaround Man, One Short Life e The Thousand Names of God.
Per la prima volta il logo della band, lo Snuggletooth, non è presente sul disco, poiché un paio di anni prima Joe Petagno aveva deciso di non disegnarlo più e si è rifiutato di concedere i diritti d’uso a Lemmy e soci.
Nei primi mesi dell’anno in corso è invece uscito l’ultimo lavoro della band di Kilmister, intitolato The World Is Yours.
Insomma, un gruppo inossidabile, che da anni propone più o meno lo stesso sound senza subire contraccolpi e senza perdere un solo fan. E Lemmy? Rocker dalla pellaccia dura, a 65 anni questo forte fumatore, alcolista, erotomane, sta sfidando tutte le leggi della natura con una salute che, nonostante gli eccessi, non vuole saperne di cedere.